Inseparabile di Fischer... autentica passione ! Riporto questa mia esperienza
perché spero che possa servire a chi, come me, ha tentato più volte ma invano di
far riprodurre questi meravigliosi ed enigmatici Uccelli. Checché se ne dica, è
maledettamente difficile ottenere dei piccoli da una coppia di Fischer, anche se
que sta è ben affiatata, depone e cova in modoperfetto; come è abbastanza noto,
I'inghippo sta nel momento della schiusa, quando invariabilmente (o quasi) gli
embrioni già completamente formati muoiono prima ancora di poter forare lo
spesso guscio dell'uovo. Come è triste vedere, ripetutamente, una mezza dozzina
di uova fecondate trasformarsi in altrettante piccole bare!... La delusione è atroce,
ma per fortuna un' allevatore è di solito abbastanza cocciuto da ritentare la
riproduzione con rinnovate speranze e nuove tecniche. Cosi ho fatto io, e sono
stata premiata con l'enorme soddisfazione di vedere, oggi, tre stupendi piccoli
Fischer che razzolano con aria balorda insieme ai genitori. Acquistai la mia
coppia il 10 Febbraio 1981. La sistemai in una gabbia rettangolare (cm. 65 x 30 x
30) nella stanza più i luminosa della casa. Visto che la scontrosità dei Pappagalli
non diminuiva e che svolazzavano terrorizzati non appena qualcuno entrava nella
stanza, fornii loro un normale nido per Ondulati dove nascondersi. Lo scoprirono
ben presto e da allora in poi vi si precipitavano con gridolini di i gioia e tonfi sordi
non appena si accorgevano che qualcuno li spiava o era entrato nella stanza. Più
di una volta visitatori ignari ci domandarono, dubitando vagamente del nostro
buon senso, perché tenessimo in casa una gabbia completamente attrezzata e...
vuota! Nei giorni seguenti, visto che manipolavano volentieri materiale di ogni
genere, fornii loro in abbondanza paglia, steli di erba secca, ecc., che la coppia
portò coscienziosamente nel nido Osservai in questo periodo, con gran
soddisfazione ed interesse, la bizzarra parata nuziale i del maschio, seguita
sempre da lunghissimi e ripetuti accoppiamenti. Il maschio, appunto, gonfia le
penne del corpo, allarga la coda a mo' di tacchino, apre le ali e le agita piuttosto
lentamente. Intanto chiama la femmina con uno strano suono simile ad un
ticchettio sommesso i e velocissimo. Dopo neppure dieci giorni, il 31 Marzo, con
mia gran gioia fece la sua apparizione nel nido un uovo bianchissimo seguito da
altri cinque deposti a giorni alterni. Purtroppo questa prima esperienza fini male:
aperte le sei uova (tutte fecondate) dopo più di ventisette giorni di cova, constatai
la morte degli embrioni avvenuta nell'ultimo stadio di sviluppo. Questa prima
delusione fu cocente, anche perché, ignara delle difficoltà connesse alla
mancanza di umidità e dei relativi trucchetti per ovviare all'inconveniente,
speravo ingenuamente che tutto andasse per il meglio. Comunque ero ben
lontana dall'arrendermi, e venti giorni più tardi, visto che la femmina dimostrava
di voler covare, rimisi lo stesso nido alla coppia. Questa volta però curai meglio
l'alimentazione (un buon misto per Onduati, girasole, frutta e verdura a volontà,
grit e osso di seppia), avvolsi il nido |in un asciugamano mantenuto
costantemente caldo e umido e inumidii le uova prima della schiusa. Purtroppo
però anche questa seconda covata fu un fallimento: delle sette uova tutte
fecondate non se ne schiuse neanche una. Per il momento decisi di sospendere i
tentativi (si era ormai a metà Giugno) e andai in vacanza cona famiglia (e tutti gli
uccel!i) in montagna, dove i Fischer riposarono per tutta I'estate all'aria aperta. Di
ritorno in città, lo scorso Settembre, decisi di ritentare la riproduzione ormai mi
ero intestardita con i Fischer e vo!evo riuscire ad ottenere dei piccoli. Perciò
sistemai la coppia (sempre nella stessa gabbia) fuori, su un terrazzo rivo!to a Sud
e ben soleggiato, riparando la gabbia di notte e nei giorni più freddi con un telone
di plastica. Ma questa volta mi costruii un nido speciale, di forma cubica (cm. 20
di lato) che si apriva sul lato superiore, con piccoli buchi per l'aerazione e foro
d'entrata spostato lateralmente. Dal 9 al 21 Ottobre la femmina depose sette uova,
che covò assiduamente assieme al maschio. A dire il vero, ero cosi poco
convinta che non "sperai" (speratura delle uova contro una luce artificiale per
vedere se sono scure, cioè feconde n.d.r.) neanche le uova lo ero a scuola
quando, la mattina del 3 Novembre, mia mamma non credette ai suoi occhi
scorgendo nel nido due piccoli " gnocchi " VIVI, ricoperti da una fitta peluria rosa.
E' inutile dire che esplosi di gioia, accresciuta nei giorni se guenti dalla nascita di
altri due piccoli. Le altre tre uova, fecondate, non si schiusero. Sfortunatamente
l'ultimo piccolo, debolissimo già alla nascita, mori ben presto, ma gli altri tre
crebbero magnificamente, nutriti con gran dedizione dai due genitori.
L'allevamento non presentò grandi difficoltà, nonostante il freddo intenso, ma
richiese molta attenzione nel rifornire più vote al giorno la ciotola di cibo, vuotata
con velocità incredibile: in effetti i tre piccoli erano dei pozzi senza fondo e
divoravano voracemente quantità spropositate di semi, biscotti e frutta. Per i
primi sette-otto giorni l'aspetto dei piccoli non variò di molto, ma poi con
l'apparire delle prime piume e l'apertura degii occhi (10' ; giorno circa) lo sviluppo
divenne velocissimo ed in breve i piccoli furono del tutto simili ai genitori, con
I'enorme becco rosso, I'anello di pelle bianca intorno agli occhi, colori vivacissimi
e zampe nere come il carbone. Verso il settimo giorno tentai l'anellamento, ma
prima che tutti e tre i piccoli fossero sistemati, trascorsero diversi giorni durante i
quali essi si diedero molto da fare per sfilarsi gli anelli più volte ciascuno. A un
mese circa dalla nascita scoprii con gran costernazione che i genitori mi
spennavano sistematicamente i piccoli. sebbene non mancassero loro integrativi
minerali in gran quantità. Riuscii a farli smettere solo integrando il loro cibo con
più avena (altamente proteica) e fornendo loro materiale da nido per distrarli . Il
12 e 13 Dicembre i piccoli volarono fuori dal nido ma vi ritornarono spesso nei
giorni seguenti. Ultimamente, poiché la femmina ha iniziato una nuova
deposizione, i novel!i sono stati cacciati di casa definitivamente: hanno 50 giorni
circa e sono completamente indipendenti, tranne che per l'operazione di
sbucciare il girasole, alla quali li sto educando. Credo che il successo di questa
terza covata sia dovuto all'umidità naturale dell'atmosfera, rilevante nel periodo
dell'ultima schiusa: niente stracci bagnati che poi si raffreddano intorno i al nido.
Niente padellini d'acqua in posti strategici! Fate invece covare i vostri Fischer
all'aria aperta, al freddo piuttosto che al caldo, e in nidi grandi e ben aerati. Forse
non sarà questa la soluzione giusta, ma nel mio caso ha funzionato,
permettendomi di sgranare gli occhi di fronte a tre meravig!iosi uccellini che,
dopo quanto ho passato, costituiscono per me uno splendido miracolo Daniela
Perniceni — da Italia Ornitologica Maggio 1982
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