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L'AGAPORNIS TARANTA
Del Taranta sono riconosciute due sottospecie o razze:
Agapornis taranta taranta con habítat dal sud dell' Eritrea all'Etiopia centrale
ed orientale, dall'est di Harar al sud del lago Abaya; Agaprnis taranta nana,
con habitat nelle regioni Omo e Sobat. La sola differenza tra le due razze è
che
il Taranta nano ha le ali più corte ed il becco più piccolo.
Dati somatici
Taranta maschio è totalmente verde più pallido sul groppone e parti inferiori,
ha la fronte e parte delle guance coperte fino agli occhi da una fascia rossa di
cui un leggero anello contorna anche l' occhio. Le remiganti sono nero-brune e
le copritrici primarie e secondarie nere come le copritrici sottoalari. La coda
verde è attraversata nella punta da una banda nera che si estende alle punte
delle due penne centrali, mentre il vessillo delle laterali è giallastro verso
la base. L'iride è bruna il bocco rosso con la mandibola inferiore più pallida,
le zampe nero-grigie. La taglia è sui 16 cm. Talvolta il rosso della fronte si
estende sul verde della testa creando una tonalità bronzo. La femmina manca
della lunetta rossa sulla fronte e zona oculare. I novlli assomigliano alla madre
fino alla prima muta che avviene tra il quinto e il nono mese d'età, ma già dopo
due mesi spuntano attorno all'occhio dei maschi delle minuscole piumette
rosse.
Vita allo stato libero
Sulla vita allo stato libero del Taranta le informazioni
sono scarse e contrastanti. Abiterebbe le regioni montagnose non elevate
(200-300 m.) anzi le alture verrebbero preferite dal Taranta nano, mentre il T.
taranta preferirebbe le zone di pianura possibilmente coltivate. Il cibo
naturale è costituito da sementi, more frutta ed in particolare i fichi del
sicomoro. Benché tra le due sottospecie esistano così piccole differenze
somatiche è ,possibile vi siano diifferenze di comportamento e costumi di vita
che non è tuttavia possibile definire con esattezza essendo, come si diceva,
contrastanti le testimonianze dei diversi osservatori. E' quasi certo che
nidifica nelle buche degli alberi, benché ci siano testimonianze attendibili che
affermano non disdegni il nido tipo tessitori com'è dimostrato dal Roseicollis.
Per quanto riguarda il materiale da nido, il suo impiego o non impiego ed il
modo di trasportarlo, le diverse testimonianze non sono concordi e può
dipendere
dall'habitat e dal comportamento singolo o di gruppo.
La storia del Taranta
Il Taranta fu per la prima volta importato in Inghilterra, secondo quanto narra il
Vane da Hubert Astley, nel 1909 e descritto con tavola a colori nell'Avicultural
Magazine nel 1910. Non se ne ottenne, allora, la riproduzione ed il maschio
perì
in modo accidentale. La successiva importazione, abbastanza numerosa,
avvenne
soltanto verso il 25-26 e da queste coppie furono contemporaneamente
ottenuti
diversi successi riproduttivi. In un caso la coppia nidificò in una noce di
cocco; depose 4 uova, ne schiusero due, dopo 16 giorni di incubazione che
raggiunsero la maturità. Alcuni amatori riportano che i loro pappagalletti
trasportavano il materiale da nido infilato tra le piume del codione, altri con
il becco, mentre alcuni dichiararono che lo facevano in modo tanto riservato
che
non se ne accorsero ma ne trasportassero. Fu anche riportato che, forniti di un
portanido a cassetta, gli uccelli non si preoccuparono in alcun modo di
accomodare i trucioli forniti come materiale o di dare forma alla segatura del
fondo perché le uova stessero una accanto all'altra per la covatura. Al
massimo
la coppia costruiva una specie di piattaforma o padella su cui deponeva le
uova
senza accomodare nella stanza d'incubazione materiale alcuno come fanno
diversi
congeneri.
Il Taranta è timido,
riservato e non ama le interferenze specie durante la nidificazione per cui i
dettagli relativi al suo comportamento sono scarsi e ancora contraddicenti.
L'incubazione come regola è riservata alla femmina, il maschio l'alimenta nel
nido anche nei primi giorni dopo la schiusa dei piccoli mentre più tardi è lui
che ne assume l'allevamento. I piccoli alla nascita sono nudi ma a una decina
di
giorni di età sono coperti di un piumino bianco, in ciò differenti da tutti i
congeneri che hanno piumino colorato. Secondo l'esperienza di certo capitano
Clarence riportata dal Vane una coppia allevò un nido di 4 novelli che vivevano
nella stessa voliera dei genitori. Deposero, covarono e stavano allevando altri
4 piccoli, ormai prossimi ad abbandonare il nido, quando una femmina del
primo
nido si introdusse nella cassetta é li ammazzò tutti. Il delitto fu evidente
perché la piccola delinquente ebbe il mantello imbrattato di sangue per diversi
giorni. I Taranta del capitano Clatence erano disposti e tentarono di nidificare
durante tutti i mesi dell'anno come gli ondulati. Non va tenuto in voliera mista
Il Taranta è ghiotto della mela più dei suoi congeneri. Mangia molto volentieri
il girasole e i fichi secchi più di ogni altra frutta. Alcuni amatori affermano
di avere ottenuto successi riproduttivi per aver somministrato tarme, farfalle e
insetti ma non è provato che siano veramente graditi e che siano indispensabili
all'allevamento dei piccoli. Il Taranta non va tenuto in voliera mista, né
durante l'allevamento è bene vi siano altre coppie nella sua voliera. Il
comportamento della femmina del capitano Clarence verso i fratelli più piccoli
è
del resto eloquente. Calmo e molto lento nei suoi movimenti, ma al caso sa
essere anche velocissimo. Dolce e non rumoroso il richiamo; il maschio
gorgheggia sottovoce una specie di canto. Talvolta la femmina elimina il
compagno Quando i giovani abbandonano il nido assomigliano alla madre e
ciò fino
alla prima muta che fanno dal quinto al nono mese cosi che un giovane, che a
10
mesi dalla nascita è senza la macchia rossa in testa è sicuramente una
femmina.
Talvolta in qualche comunita può svilupparsi la pica che è vizio oltre che
dovuto, forse, a qualche carenza alimentare per cui sono consigliate le verdure
e le vitamine del gruppo B. Secondo la personale espetienza del signo Vane, il
maschio sarebbe meno forte e robusto della femmina, sia nei soggetti importati
che in quelli allevati. Infatti non di rado il maschio di una coppia viene
rinvenuto ucciso a beccate e in modo misterioso nel senso che la supposta
assassina non si è mai lasciata sorprendere sul fatto.
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