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E un peccato di trovarne così pochi presso gli allevatori, perché, quando è in buone condizioni è un pappagallo magnifico, sia come portamento, sia come docilità e non è rumoroso. E un uccello che deve assolutamente essere allevato al fine di creare dei ceppi solidi. ALLEVAMENTO IN CATTIVITA    Correva l’anno 1996 e dopo aver fatto una certa esperienza con altri inseparabili, decido di allevare il Taranta, un pappagallo di difficile reperibilità presso gli allevatori e i commercianti. Verso il mese di settembre, dell’anno 1996, mi telefona un commerciante e mi dichiara di essere in possesso di una coppia Svizzera, che, naturalmente due ore dopo si trovava già nel mio allevamento.    Qui comincia la mia avventura affascinante con i taranta e ieri, dopo aver venduto tutti gli altri inseparabili, oggi posseggo 7 coppie in produzione che mi hanno regalato 23 giovani di cui 10 femmine e 13 maschi.    Una delle difficoltà che ho riscontrato, è stata quella di trovare sul mercato dei pezzi appena sufficienti, al fine di disporre di un discreto numero di coppie per allevare in purezza questo magnifico uccello. AMBIENTE    Il mio allevamento è composto di due vani, un adibito alla riproduzione e misura 7,00 x 5,00 con ampie vetrate su due lati ben arieggiato e soleggiato. Le gabbie sono disposte su scaffalature di ferro e misurano 1,20 x 0,50 x 0,50 e si fronteggiano, due a due, sul lato più lungo in modo da creare blocchi di gabbie da otto elementi per un totale di 16 gabbie da cova e dieci piccole voliere per i giovani. La stanza dispone di un impianto d'aspirazione e di depurazione dell’aria e di un apparecchio d’alba e tramonto. Il secondo vano che misura 3,00 x 2,50 è adibito a zona di quarantena e magazzino granaglie. SCELTA DEI RIPRODUTTORI     La scelta degli uccelli dovrebbe avvenire in un allevamento, che abbia già depurato nel suo interno, i difetti, dovuti a questa specie, in modo di avere dei riproduttori  non portatori. Se questo non è possibile, bisogna fare delle verifiche sul campo e qui di seguito vorrei dare alcuni consigli pratici: 1) Sostituire, tutti i maschi che spiumano i piccoli e le femmine che lasciano morire in parte o tutta la covata. 2) Scegliere dei soggetti giovani che abbiano, già superato gli otto mesi di vita. 3) Le coppie devono essere mansuete e ben acclimatate e devono convivere almeno un anno, prima di riprodursi. 4) Non fare riprodurre il Taranta prima dei due anni e mai più di una volta in un anno. 5) Ogni coppia deve essere alloggiata da sola, ma interagire con le altre sia in maniera visiva che sonora. RIPRODUZIONE    Verso i primi giorni del mese d’Ottobre, comincio a predisporre i nidi sulle gabbie e già dopo alcuni giorni, i maschi, cominciano la loro parata nuziale che si compone di girotondi sul posatoio con emissione di grida acute, mentre, le femmine cominciano a visitare in maniera sempre più frequente il nido. Dopo circa 30; 40 giorni è deposto il primo uovo e a date alterne gli altri, fino ad un massimo di cinque; la femmina comincia a covare dopo la deposizione del secondo uovo. La cova è condotta dalla sola femmina e può durare dai 23 ai 25 giorni e dipende della temperatura e dall’umidità dell’ambiente. I pullus nascono ricoperti da un piumino e il loro sviluppo è molto lento.Essi aprono gli occhi dopo circa tredici giorni, vanno anelati entro il nono e il decimo giorno e abbandonano il nido dopo circa sette settimane dalla nascita. Dopo l’uscita dal nido dell’ultimo nato, rimuovo immediatamente il nido e lascio ancora i giovani per circa trenta giorni con i genitori. I giovani maschi cominciano già a far intravedere qualche piumetta rossa, intorno al quarto mese, anche se dovremmo aspettare altre sedici settimane perché assumano i colori dell’adulto. Dopo gli otto mesi di vita bado a separare i maschi dalle femmine per evitare dispute, anche se non ho mai notato particolare aggressività tra i giovani. Reputo fondamentale nello svezzamento dei giovani la funzione dell’Allevatore, che deve, oltre a curare in maniera particolare l’alimentazione, anche interagire con ogni singolo soggetto, in modo da avere, in futuro, dei buoni riproduttori; il classico pinolo è un ottimo sistema. Voglio ricordarlo ancora una volta che, solo con soggetti perfettamente domestici, si potranno ottenere buoni risultati riproduttivi. In questo delicato periodo, oltre alla normale alimentazione, lascio a disposizione, sempre, il pastoncino, integrato al 10% x Kg. con lievito di birra, per sopperire al maggiore fabbisogno di vitamina B di questi inseparabili, soprattutto nei periodi più delicati della loro vita, quali, muta e crescita. IL NIDO E DINTORNI     Dopo varie sperimentazioni, ho preferito un nido a doppia camera dalle dimensioni di cm. 25 x 25 x 18 di profondità, con foro d’ingresso da 5 cm. posto a tre cm. dal soffitto. La prima camera, leggermente più piccola rispetto alla seconda, che io chiamo di decompressione, è molto utile, perché, rallenta e protegge tutte le attività che si svolgono nella seconda. Imbottisco la seconda camera con materiale misto; Sisal Cotone ecc.   (confezioni già preparate, che si trovano presso i rivenditori d'animali) per un'altezza di circa 10 cm. La femmina, comincerà a lavorare il materiale, portandone una buona parte fuori dal nido, dove, io provvedo ad eliminarlo; quando cesserà quest'operazione é pronta alla deposizione delle uova. Un altro segno di deposizione imminente, è la presenza nel nido di piume, che la femmina si strappa dal petto. ALIMENTAZIONE    Avendo a disposizione un’unica specie, ho posto tante mangiatoie, quanti sono i diversi tipi di semi. Dopo un mese di sperimentazione, su quattro coppie, ho formulato il seguente miscuglio: 1) Miglio Rosso                  10%                  12) Niger                     5%                2) Miglio Bianco                10% 3) Miglio Giallo                   5% 4) Miglio Giapponese         5% 5) Avena Decort.                10% 6) Frumento                        10% 7) Grano Saraceno            10% 8) Cartamo                         10% 9) Canapa                           10% 10) Perilla                           10%                                                                                                  11) Lino                                5% Durante i mesi invernali e nel periodo riproduttivo, aggiungo, due volte la settimana dei semi di Girasole. Oltre al normale miscuglio di semi, aggiungo; tre volte la settimana uno spicchio di mela, quattro volte dei fichi secchi e due volte dei germinati. Somministro ai miei Taranta, solo pastoncino secco; due volte la settimana, nel periodo di riposo, mentre durante l’allevamento, tutti i giorni, integrato, con farina di soia, caseina e germe di grano, sino a portare il suo valore proteico ad una percentuale del 35 – 40%.  OSERVAZIONI Nell’anno in corso ad una coppia, ho somministrato, tutti i giorni nell’acqua da bere ½ grammo di Nekton K mentre stava allevando i piccoli.                                                                                                   Mancavano, pochi giorni, alla loro uscita dal nido e una mattina, notai, con grande stupore, che la femmina aveva ucciso nel nido, maschio e quattro novelli. La accoppiai subito, con un altro maschio e mi allevò senza problemi tre giovani. Un mio amico allevatore, l’anno scorso, mi acquistò una coppia e la mise in una piccola voliera all’aperto. I Taranta riprodussero tranquillamente in pieno inverno e allevarono tre piccoli che poi si dimostrarono tre femmine. In questo mio articolo, voglio ringraziare, il Sign. Vignolo Roberto per i suoi preziosi consigli e per la disponibilità dimostratami e questo mio scritto, vuole essere, anche un invito ai tanti allevatori di cimentarsi all’allevamento del Taranta.      Testo di Gex Corrado.                Agapornis Taranta NEW NEW