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Diamante Bavetta
Descrizione
II Diamante bavetta è uno degli esotici domestici che vive oggi un momento di pericolosa decadenza
numerica, dal quale spero vivamente riesca a venire fuori. Dalle cromie tenui, ma ben accostate, e un
uccellino dal carattere tranquillo e vivace, forse un po' goffo negli atteggiamenti sociali,
sorprendentemente simili a quelli del cugino (forse fratello) Diamante coda lunga. L'attento osservatore
ne coglie, peraltro, sottili ma fondamentali differenze comportamentali, relative alle esigenze di
riproduzione ed al benessere in generale. II Diamante bavetta soffre, più dei congeneri, non tanto le
basse temperature, quanto l'umidità, che lo porta ad assumere atteggiamenti sofferenti che si
ripercuotono sulla fertilità. A tal proposito va segnalata una fertilità ridotta di molti ceppi domestici.
Nonostante le varie ipotesi probabili, come patologie croniche latenti, obesità, periodo di riproduzione
sfalsato rispetto alla propria fisiologia, questa bassa fertilità è a tutt'oggi inspiegabile. Essa sembrerebbe,
comunque, legata soprattutto a problemi maschili. Poco esigente nell'alimentazione durante il periodo di
riposo. nel periodo riproduttivo e opportune fornire un ricco misto per esotici abbinato a buon pastone
proteico e qualche tarma. Personalmente non conosco nessuno che allevi questa Specie in purezza,
anche perché 1'allevamento con l'utilizzo dei famelici Passeri del Giappone come balie non comporta
impoverimento o debilitazione dei soggetti. come può accadere paradossalmente per il Diamante
mandarino.
E' pur vero che i pulli di Diamante bavetta sono meno voraci ed insistenti nella richiesta di cibo, ma è
preferibile far in modo che la coppia di balie si occupi di 2-3 pulli per volta, tutti di Diamante bavetta,
altrimenti si corre il rischio che i più deboli e meno insistenti nella richiesta di cibo vadano incontro ad
una pericolosa insufficienza alimentare. Per fronteggiare la riduzione della taglia a cui questa specie va
spesso incontro, oltre ad una ricca alimentazione dei nidiacei, e bene fornire alle balie abbondanti prede
vive o bigattini. Ovviamente e opportune assortire le coppie valutando accuratamente questo carattere,
scartando, se possibile. i soggetti più rachitici. Nonostante il Diamante bavetta possa riprodursi per tutto
l'anno è bene spingere la riproduzione essenziale nella tarda primavera per non incorrere in problemi,
come ritenzione dell'uovo o altissima, se non totale, infertilità. Allorquando le femmine dovessero
precocemente iniziare a deporre uova, si tenti di scondizionarle cambiando gabbia e possibilmente
ambiente introducendole magari in voliera con altre specie, come Passeri del Giappone o Diamanti
mandarini che, con la loro vivacità, distraggono i soggetti e rallentano 1'estro. II Diamante bavetta ha
infatti bisogno di molta tranquillità per vivere bene e riprodursi, mal sopportando la vita in colonia.
Forse, il suo stesso carattere timido lo porta a mal nutrirsi e subire continui insulti. Di recente in
un'ampia voliera 2 x 160 x 180, in cui erano collocati una decina di Diamanti coda lunga e 6-7 Diamanti
bavetta, dopo qualche tempo, forse necessario a stabilire le gerarchie, i Bavetta hanno incominciato a
manifestare disagi, a tal punto che due sono deceduti e si e reso necessario il trasferimento dei superstiti,
che fortunatamente si sono ripresi. Tutto questo è confacente allo status che questo bel Diamante
manifesta allo stato selvatico, dove è confinato ad ostili habitat è in via di riduzione numerica un po' per
la distruzione dell'ambiente e dell'ecosistema e un po' per la concorrenza fattagli dal Diamante coda
lunga, motivo per cui la Cites richiede la collaborazione di noi allevatori che dobbiamo dichiarare le
nascite, i decessi, e anellare col giusto anellino tutti i soggetti nati in cattività, cosi da poter monitorare
1'andamento numerico della specie. II Diamante bavetta, come la maggior parte degli uccelli di comune
allevamento è interessato stabilmente da alcune mutazioni di colore, tra cui quelle che ho avuto modo di
ammirare personalmente e che penso siano le più comuni: la bruno, di cui vi erano alcuni stupendi
esemplari al mondiale di Pescara provenienti dall'Olanda e la Ino, rispetto alla quale ritengo opportune
spendere qualche parola. In primis, è opportuno ben identificare i numerosi reincroci con Coda lunga, che
facilmente si incontrano sia in mostra che nei mercati, distinguibili dai Bavetta puri per la presenza di
lipocromo sul becco; attenzione però a non indicare come lipocromica una ranfoteca rosa pastello il cui
colore è dato dalla circolazione sanguigna. Anche la gola di un reincrocio e più scura di quella di un
Bavetta ino puro. che non riuscirà mai ad esprimere 1'eumelanina bruna fortemente ridotta, come fa il
Diamante coda lunga. Pertanto, in sede di giudizio, ritengo opportune tenere in considerazione questo
limite allorquando ci si trova a confrontare un Diamante coda lunga ino e un Bavetta ino. Per ben
selezionare questa varietà è comunque indispensabile utilizzare soggetti ancestrali appropriati: è
necessario infatti prediligere quei nero bruno provenienti da ino, in cui è probabilmente gia presente una
riduzione della feo, ma che non manifestano carenze, o meglio, esaltano 1'espressione dell'eumelanina.
In questo modo sarà possibile evitare eccessive diluizioni delle cromie.
E' importante, per ottenere buoni risultati selettivi, organizzarsi per costituire un proprio ceppo di
Bavetta ino e ancestrali, se realmente si intende perseguire buoni risultati espositivi con i mutati. Gli
ancestrali portatori di ino o comunque imparentati strettamente con gli ino, non sono generalmente
soggetti da mostra, in quanto è notevole l'interazione dei geni additivi associati alla mutazione.
L'utilizzo di ancestrali non adattati alla mutazione ino non apporta nell'immediato i vantaggi prima
enunciati. addirittura la taglia pare non essere interessata da alcun miglioramento.
Per un futuro prossimo, mi auguro per questa specie, la comparsa della varietà onice il cui risultato
dovrebbe essere stupefacente, vista la disponibilita cromatica e I'abbondanza di feomelanina.
Ripetendomi, i tentativi di trasporto di mutazioni vengono facilmente smascherati dalla, se pur residua,
presenza di lipocromo sulle valve del becco, anche sugli R3 o R4.
Questi soggetti non possono essere, a mio parere, apprezzabili.
Concludendo, invito gli appassionati del genere Phoephila a dedicarsi maggiormente all'allevamento di
questa specie che, se ben selezionata, sicuramente ben compete col più diffuso Diamante coda lunga e
permette di realizzare ibridi veramente belli, come quello col Diamante guttato o col Diamante
mandarino.
Bavetta Ancestrale
Bavetta Crema-Ino
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